di Tina Faglia
In un momento come quello che stiamo vivendo, penso che sarebbe più che mai utile e necessario uno sguardo in avanti, al dopo coronavirus, per provare a elaborare proposte per un cambiamento culturale. Un cambio di passo per una diversa gestione della nostra vita nel mondo “tutto”.
Penso che il femminismo, come movimento culturale, debba esserci, debba farsi portatore di un pensiero che ponga al centro la CURA nel senso più ampio del termine e cioè attenzione, considerazione, rispetto e perché no, un po’ di amore.
Si tratta di cercare soluzioni nuove che consentano una cum-vivenza qualitativamente migliore.
Il coronavirus per me, è la rappresentazione proprio della mancanza di CURA, non contemplata da una cultura che ha ignorato la complessità del sistema in cui viviamo e di cui siamo parte e che In modo scellerato, ha posto una dicotomia tra uomo (essere superiore) e Natura, ponendo quest’ultima come oggetto su cui agire e di cui disporre, secondo logiche rivelatesi distruttive.
Mi permetto di fare una proposta che, dal mio punto di vista, potrebbe essere un percorso di crescita per ognuna di noi e un’opportunità per ri-definire l’identità del femminismo di fronte a cambiamenti epocali iniziati già prima del coronavirus e, a maggior ragione, dopo.
La proposta è che la Casa delle Donne di Milano si faccia promotrice di un collegamento e di un confronto tra i diversi gruppi di femministe milanesi con l’obiettivo di elaborare proposte per una nuova vivibilità.
Mi sembrerebbe importante per tutti, che le femministe ci fossero con lo sguardo e la CURA femminile.
Passerà ancora molto tempo prima che ci si possa ritrovare ma nel frattempo potremmo iniziare utilizzando piattaforme on line come già si sta facendo.