Prima ancora dei loro libri è bene dire che, in questa puntata, si incontrano le autrici come fossero presenti. La prima, Alessandra Ziniti, è una giornalista da sempre impegnata in cronache di mafia, delle grandi stragi e dei grandi processi istruiti da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Qui recensito da Giovanna Majno, il suo libro Libera – Storia di Anna affronta il drammatico argomento delle donne che vogliono sottrarsi alla mafia ma non rientrano nei programmi di protezione dello Stato perché non sono testimoni o pentite.

La seconda è una storica editrice femminista, Luciana Tufani. Animatrice del Centro Documentazione Donna di Ferrara e direttrice della rivista Leggere donna, ha appena pubblicato un intenso e impegnativo libro: Scrittrici italiane dal XIII al XXI secolo – Profili biobibliografici, qui recensito da Vittoria Longoni. Raccoglie i nomi di scrittrici dal medioevo ai nostri giorni, molte delle quali dimenticate o ignorate; ricomponendo, così, un panorama indegnamente incompleto e dando un’agile e ricco strumento a docenti, intellettuali e a quanti desiderino colmare i vuoti di una storia della letteratura parziale e di parte.

Il terzo incontro è con due ricercatrici, Cristina Mangia e Sabrina Presto. La prima ricercatrice al CNR di Lecce, la seconda al CNR di Genova. Spinte dall’impegno quotidiano nella ricerca sull’ambiente e la salute, hanno voluto raccogliere le biografie e le vite vissute di dieci scienziate, antesignane e simbolo di una scienza impegnata nel sociale e a salvaguardia del pianeta, con una visione tutta femminile e innovativa che varca i limiti del laboratorio. Qui recensito da Angela Giannitrapani il loro libro Scienziate Visionarie.

L’impegno delle autrici e l’impegno e il percorso rivelatore delle persone di cui scrivono fanno di questa puntata un riconoscimento alla tenacia delle donne e alla loro forza.

Leggete, leggete e continuate a mandarci i vostri contributi all’indirizzo: librarsi@casadonnemilano.it


Storia di AnnaAlessandra Ziniti
Libera. Storia di Anna
ed FuoriScena 2025

Una storia attuale, che arriva ai nostri giorni. Una storia che ci interroga su quanto la mafia sia ancora presente tra noi, quanto segni la vita di tanti, di troppi. Una storia di donne che con la mafia colludono, di altre che accettano la sua presenza cercando di costruire per sé e per i figli una vita il più possibile normale, di altre ancora che rifiutano, soffrono, cercano con coraggio alternative difficili e tutte da costruire.

E’ la storia di Anna, nata in un paese della Calabria. Il padre è un boss, padre-padrone che si arroga il diritto di interferire brutalmente nella vita della moglie e dei figli. La madre è succube del marito, manipola i figli, è incapace di reagire alla prepotenza.

Già da bambina Anna prova qualche gesto di sfida, è una “contrariusa” che vuole dire la sua. Ma la sfida più grande è il suo rapporto con Nino: si amano, vorrebbero un mestiere pulito, hanno due figlie e insieme gestiscono un bar. Nino però non riesce — forse non vuole — rinunciare alla via più facile. Appartiene anche lui a una famiglia mafiosa: lo zio è un boss, è in carcere ma ancora può tenere le leve del comando. Intelligente e pronto, Nino vuole farsi avanti, anche troppo. Probabilmente è per uno sgarro che lo fanno fuori, ma nessuno lo dice: è solamente scomparso. “Lupara bianca”, il corpo non si trova. Anna non si arrende, vuole sapere la verità, chiede, interroga. In paese la chiamano “la pazza”, le fanno intorno terra bruciata, perché le donne non devono chiedere o mettersi a indagare. Ha ventisette anni quando capisce di essere sola, senza vie di uscita, il silenzio e la sottomissione come unica prospettiva.

Poi un incontro casuale con don Ciotti, venuto in paese per una manifestazione di Libera, l’associazione contro le mafie. Anna gli parla, si sente capita e quando lui dice “Vieni da noi, organizziamo tutto, proteggiamo te e le tue figlie”, decide rapida di andare al nord con le due bambine per crearsi una nuova vita lontana dalle logiche mafiose. Prima la accoglie una comunità, poi ha una sua casa, prima tappa di un itinerario lungo e pieno di incognite.

Alessandra Ziniti, giornalista e autrice di molti libri, racconta con lucida, affettuosa partecipazione e empatia i tredici anni di fughe  – quattro diverse case in dodici anni, cambiamenti di scuola delle bambine, continua attenzione a non svelarsi –  perché la “famiglia” calabrese sta cercando Anna per strapparle le bambine e farle pagare la fuga. Per due volte la trovano e la fuga dev’essere precipitosa, senza esitazioni. Ogni volta ricomincia e testarda, coraggiosa cerca di ricostruire una vita il più possibile normale.

Purtroppo Anna non è una pentita, non è una confidente, non ha segreti da svelare né informazioni da dare, è solo una donna che vuole avere libertà e dignità.  Lo Stato italiano non le dà alcuna protezione. Sarebbe assolutamente necessario cambiarle il cognome che rende lei e le sue bambine facilmente rintracciabili. Questo ufficialmente non è possibile e ogni volta è necessario trovare soluzioni fragili e provvisorie, piene di rischi e che aprono incertezze.

Nel libro non viene narrata solo la storia di Anna ma anche quelle, più brevi, di altre tre donne che, con fatica e rischio, riescono a trovare in sé stesse la forza di reagire e di costruire una alternativa.

C’è Claudia che fugge con due figli da un camorrista possessivo e violento, Valentina giovane donna del nord che si innamora di un uomo “dal cognome importante” che la costringe presto a una vita blindata e piena di ricatti, Francesca, collaboratrice di giustizia e quindi con un programma di

protezione, che prende la straziante decisione di lasciare le sue due bambine di otto e dieci anni ai nonni paterni, perché non riusciva a garantire loro una vita serena e sicura.

Nella Postfazione don Luigi Ciotti parla del fondamentale ruolo delle donne che riescono a spezzare la sottomissione alla cultura patriarcale e al modello familista tradizionale in cui sono vissute e che tenacemente vogliono immaginare e realizzare per i loro figli un futuro diverso.

Altri già da tempo – dagli anni ’80 – avevano iniziato a cercare di sottrarre alcuni bambini e giovani ragazze e ragazzi all’influenza della cultura mafiosa, tra loro i giudici del Tribunale per i minorenni Francesca Morvillo a Palermo, Roberto Di Bella con Ilario Pachì a Reggio Calabria. E un prete, don Italo Calabrò, che accoglie e fa incontrare nel centro comunitario Agape ragazzi delle fazioni in lotta. Ora queste esperienze hanno portato a nuovi modelli operativi come il Protocollo interministeriale del 2017 (aggiornato nel 2024) che ha dato ufficialmente avvio al progetto “Liberi di scegliere” che contribuisce a realizzare una rete di supporto a donne e minori che vogliono allontanarsi dal contesto criminale in cui vivono.  Ma, sottolinea don Ciotti, è ancora necessaria una legge che dia sicurezza, risorse, cambio anagrafico, vigile e attenta vicinanza umana a chi percorre questa difficile strada di contrasto alla cultura mafiosa

Giovanna Majno


Tufani

Luciana Tufani
Scrittrici italiane dal XIII al XXI secolo – Profili biobibliografici
Luciana Tufani editrice 2025

Luciana Tufani da tre decenni anima con impegno intelligente e instancabile l’omonima casa editrice di Ferrara, tutta dedicata alle autrici, fondata nel 1996 dopo la ricca esperienza della rivista” Leggere Donna”, che era iniziata nel 1980.  Ora la recensiamo in veste di autrice: da poco ha pubblicato un testo che contiene un’ampia e documentata ricognizione delle scrittrici italiane, dagli esordi medievali a oggi.

Luciana ricorda che nonostante un’altissima presenza femminile tra i docenti, i programmi scolastici effettivamente realizzati contengono ancora una percentuale molto bassa di autrici. Ben venga dunque questo testo/ manuale/ repertorio. “Questo libro è stato pensato soprattutto come uno strumento di lavoro per chi nella scuola insegna letteratura italiana, dopo aver constatato che, salvo rare eccezioni, l’opera delle nostre scrittrici non viene quasi mai inserita nei programmi scolastici. La risposta delle insegnanti a cui viene fatto rilevare è quasi sempre: “Non esiste del materiale da utilizzare”.  Ebbene, la bibliografia di questo libro di materiale ne fornisce più che in abbondanza. Mi auguro che ne verrà fatto uso. Che possa essere uno strumento di lavoro non esclude che sia un libro utile e consultabile da chiunque ami la lettura grazie alle molte informazioni, spesso poco note, che fornisce”

Lo consigliamo da parte nostra non solo alle insegnanti di italiano, ma anche alle Librerie, Biblioteche e Centri di documentazione specializzati nella scrittura a firma femminile, a chi opera nelle scuole a vario titolo, ai gruppi di lettura, alle singole lettrici che desiderano avere a disposizione una scelta più ampia e documentata delle autrici, dei loro testi, delle biografie e delle letture critiche che ne sono state fatte.

Il libro si apre con un testo d’insieme sulla storia delle scrittrici italiane, dagli esordi di età medievale-in cui scrivono quasi esclusivamente donne aristocratiche o religiose attive nei monasteri- agli sviluppi dei secoli successivi, che ovviamente vedono ampliarsi molto il numero e il panorama dei generi praticati dalle autrici; si va dal secolo XIII ai primi due decenni del nuovo millennio.

Nel Rinascimento alle aristocratiche si aggiungono le cortigiane, nel Sette-Ottocento l’orizzonte delle scritture femminili si amplia alle tematiche sociali e all’impegno politico. Molto interessanti la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, quando le scrittrici sono spesso anche animatrici di riviste e danno una propria interpretazione degli ideali anarchici o socialisti e hanno un rapporto intenso col femminismo dell’epoca: alcune si dichiarano femministe e altre no, ma quasi tutte ne risentono, in forma diretta o polemica.

Dopo le famose scrittrici, spesso anche giornaliste, degli anni che precedono e accompagnano le guerre mondiali, “dalla seconda metà del secolo ormai per le scrittrici venire pubblicate non presenta più problemi, la strada è stata loro aperta da quelle che sono state e rimangono le più grandi della nostra letteratura (Banti, Morante, Ortese, Cialente…).”  Ormai si sta diffondendo l’apprezzamento della critica e del pubblico.

Questi sono solo alcuni degli spunti che il testo offre nella sua prima parte, che è una breve storia ragionata della scrittura a firma femminile in Italia nelle sue varie fasi. Segue poi il repertorio vero e proprio: nomi, date, titoli, paragrafi specializzati, testi critici e biografici sull’autrice o su alcuni dei suoi testi. Tutte informazioni facilmente reperibili tramite l’indice alfabetico ragionato posto alla fine.

A conclusione del percorso sulle scrittrici italiane di fine Novecento e primi decenni del nostro secolo, c’è posto anche per una nota interessante sulle autrici che provengono da altri paesi ma che scrivono in italiano, rinnovando contenuti e stile: le antesignane Igiaba Scego e Christiana de Caldas Brito e, dopo di loro, Gabriella Ghermandi, Laila Waida, Ingy Mubiayi, Cristina Ali Fara.

Aggiungiamo alcune istruzioni per l’uso di questo repertorio, che privilegia dichiaratamente la narrativa: “Chi ha scritto solo poesia o saggi non é compresa nella bibliografia. Ai testi di poesia, ai libri per l’infanzia, ai libri “rosa” e alle sceneggiature è dedicato, per ciascuna autrice, un solo paragrafo per ragioni di spazio, vista la grande quantità di materiale da loro prodotto. Nell’indice ragionato sono stati inseriti anche i nomi delle autrici di testi critici, così da facilitarne la ricerca. Dei libri citati è stata indicata, per maggior praticità, la casa editrice, che è facilmente reperibile in rete, e non il luogo di pubblicazione, inutile ai fini della ricerca.

Poiché il libro ha un intento divulgativo, nella bibliografia non sono presenti i saggi critici pubblicati su riviste che hanno di solito un taglio accademico. Sono presenti invece gli articoli comparsi su ≪Leggere Donna≫ proprio per il loro intento divulgativo.”

A conclusione troviamo l’elenco delle opere di scrittrici italiane che compaiono nel catalogo della casa editrice Tufani, nelle diverse collane: sono veramente molte e di grande qualità.

La casa editrice Luciana Tufani, con l’Associazione culturale “Leggere donna”, continua a pubblicare la fondamentale rivista trimestrale omonima e anima molti dibattiti e presentazioni, soprattutto negli appuntamenti del mercoledì, in presenza e online. Auguriamo a questa casa editrice, alla rivista “Leggere donna” e personalmente a Luciana Tufani, autrice di questa ultima appassionata ricognizione della scrittura femminile in lingua Italiana nei secoli e fino a oggi, tutto il bene e il successo che meritano.

Vittoria Longoni


ScienziateVisionarieCoverCristina Mangia, Sabrina Presto
Scienziate visionarie – Dieci storie di impegno per l’ambiente e la salute
Dedalo 2024

Scienziate visionarie è un libro vivace. Certo, non sembra congruo definire vivace un libro serio quale questo è. Ma le vite e l’impegno delle dieci donne che lo compongono sono così vividi da suggerirmi quell’attributo. Inoltre, le autrici stesse sono ricercatrici e questo ne intensifica la vitalità. Cristina Mangia è ricercatrice al CNR presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del clima di Lecce; Sabrina Presto è ricercatrice al CNR presso l’Istituto di Chimica della Materia condensata e di Tecnologie per l’Energia di Genova. Definite così, si potrebbe temere che abbiano rappresentato le scienziate in termini strettamente scientifici e tecnici ma non è così. Pur non togliendo nulla ai profili professionali, che risaltano in una scheda iniziale che le presenta, le autrici sottolineano le azioni e l’impegno che le dieci donne hanno offerto al mondo intrecciandoli con la loro vita. Biografia, ricerca e attivismo nella realizzazione dei loro progetti sembrano un unico magma umano che le autrici hanno non solo esplorato e conosciuto ma anche penetrato con sensibilità e empatia. Ne escono dieci figure a tutto tondo che ci guardano dalle loro foto e si presentano a noi in tutta la loro interezza professionale, umana e sempre proprio sempre, di attiviste. Infatti, nella loro ricca diversità, hanno un denominatore comune: i loro progetti di ricerca partono dallo stimolo profondamente sentito di collegamento con l’ambiente e le condizioni umane. E dunque, anche se la carrellata prevede un buon numero di americane include anche un’inglese, una canadese, una giapponese e una keniota. L’arco mondiale è ampio e diverso e tutte sono legate al loro territorio; da lì contribuiscono non solo a preservarlo ma a mandare i risultati delle loro ricerche nell’emisfero opposto. Non manca, alla fine, un tributo all’italiana Laura Conti, medica e poliedrica ricercatrice guida dell’ambientalismo scientifico.

Le autrici ammettono quanto sia stata difficile la selezione di solo dieci donne: “Abbiamo scelto quelle che risuonavano più strettamente con le questioni che affrontiamo ogni giorno nel nostro lavoro : dalla responsabilità scientifica alla gestione del rischio in aree contaminate, fino al coinvolgimento delle comunità locali nelle ricerche sull’ambiente e la salute”, come dicono nell’introduzione. Infatti, queste dieci scienziate sono anche attiviste e la commistione del loro laboratorio con il territorio esterno e i gruppi di persone civili con le quali manifestare per la difesa della salute personale e ambientale ne fanno una speciale categoria di scienziate. Escono dalle università e dai loro laboratori per invadere le strade e i presidi di lotta portandosi dietro il frutto delle loro ampolle di sperimentazione e riportando in quelle ampolle campioni di territorio. Scienziate-attiviste che lottano e dimostrano il loro sapere per difendere la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, con particolare attenzione alle differenze di genere; per difendere madri e figli contaminati; per lottare contro i grandi interessi e i colpevoli silenzi istituzionali e aziendali. Una scienza non richiusa, non comoda o in cerca di riconoscimenti prestigiosi ma una scienza umile e tenace, onesta e profondamente impegnata nell’umano. In questo senso visionaria, perché da una osservazione fuori dai canoni, da una testimonianza, dalla raccolta attenta di sintomi trascurati altrove torna in laboratorio e ricerca, sperimenta:

“Chiudete i vostri occhi, perché quello è il posto migliore dove trovare la visione [di un mondo sostenibile]. Siate irriverenti verso il pensare comune. Vale la pena di pensare in un modo diverso, come se ci importasse davvero e potessimo fare la differenza”, così ci dice Donella Meadows che apre la carrellata e ha ispirato il titolo del libro alle autrici-ricercatrici. E, a partire da lei, si susseguono la scienziata nelle fabbriche dei veleni o quella che vuole rivoluzionare la sanità pubblica o quella che scende in campo con le madri di Love Canal o chi sottolinea il potere della simbiosi o chi fa ricerca tra le foreste o quella che pianta alberi. Tutte hanno in comune questo entrare e uscire, questo andirivieni che le fa scienziate del mondo e nel mondo, impreviste, innovative, inequivocabilmente donne-scienziate.

Nella intensa prefazione Sara Sesti, già autrice con Liliana Moro di Scienziate nel tempo- ed Ledizioni, dice:

“Ovunque abbiano avuto la libertà e il potere di farlo, le donne si sono sempre occupate di scienza intesa come conoscenza della natura, partendo prima dall’osservazione, dalla deduzione, dal calcolo e successivamente, con la rivoluzione di Galileo, anche dalle misurazioni, dagli esperimenti e dal metodo”.

E su questo libro conclude: “Scienziate visionarie è un testo nato non “solo” per informare, ma anche per riflettere sull’impatto che possiamo avere sul mondo quando ci impegniamo per la conoscenza e il cambiamento […] per arrivare a una scienza più umana”. Mentre le autrici, ispirate dalle ‘loro’ scienziate ad una visione oltre i numeri, oltre i dati, oltre i modelli e di un pianeta interconnesso sul piano ambientale e sociale, viaggiano tra visione e scienza con la zattera che le esperienze e il messaggio di queste dieci donne hanno loro offerto.

Ma questo libro ha calcato anche le scene. Maria Eugenia D’aquino, direttrice artistica di TeatroInMatematica-ScienaInscena e presidente di Pacta dei Teatri –Milano da tempo mette sul palco le donne di scienza dando loro voci e corpi. Porta in giro per l’Italia il suo format fino ad entrare anche nelle scuole, dove determinante è soprattutto per le studentesse avere la rappresentazione di un possibile futuro professionale nel campo scientifico, dove ancora l’immaginario femminile fatica ad includerlo.

Suggerisco, infine, di vedere o rivedere lo stimolante e ricco incontro con Cristina Mangia e Sabrina Presto, e con le letture di Maria Eugenia D’aquino, alla Libera Università delle Donne del 28 Gennaio 2025 nell’ambito della rassegna Andar leggendo, dove il coinvolgimento e l’entusiasmo escono dalle pagine, si concretizzano nelle voci delle autrici e coinvolgono tutto l’uditorio.

Il link qui di seguito: https://www.youtube.com/watch?v=rkKR-b1VW1w

Angela Giannitrapani