È tanta la rabbia, la voglia di ribellarsi, di urlare che decine di migliaia di donne porteranno nella piazze e nelle strade d’Italia sabato 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
«Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto» ha scritto ai giornali Elena Cecchettin, sorella di Giulia, la studentessa di 22 anni accoltellata a morte dall’ex fidanzato e trovata morta sabato scorso in fondo a un dirupo. Elena ha citato una poesia di Cristina Torres-Cáceres, attivista femminista peruviana, che da giorni circola soprattutto sui social e che così conclude: “Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”.
È un pensiero molto forte. Ma non si avvererà. Perché la violenza contro le donne non accenna a diminuire, anzi. Dieci femminicidi al mese nei primi dieci mesi del 2023, dicono le statistiche. Uno ogni tre giorni, nella maggioranza dei casi per mano di un compagno o di un ex compagno. Quasi sempre lo stesso il movente: il rifiuto del maschio ad accettare la libera scelta della donna che vuole lasciarlo.
Da un lato “la violenza contro le donne è un’emergenza per tutte e per tutti”, come sta scritto sullo striscione che la Casa delle Donne di Milano esporrà nei prossimi giorni per denunciare l’estrema gravità e l’urgenza di ciò che le cronache raccontano. Dall’altro lato sappiamo che l’origine della violenza di genere è caratteristica strutturale del patriarcato, del dominio del maschio sulla donna, della concezione proprietaria con cui l’uomo da millenni interpreta il rapporto di coppia e persino l’amore.
Antichi modelli di comportamenti e di identità che sembrerebbero superati nella cultura contemporanea. Ma che periodicamente riemergono e riesplodono. Oggi in un oscuro intreccio tra possesso, gelosia e fragilità maschile – repressa e mai dichiarata -di fronte alla nuova consapevolezza di libertà delle donne.
La tragedia di Giulia Cecchettin colpisce forse ancora più di tante altre perché l’assassino è un giovane, suo coetaneo, studente come lei, un “bravo ragazzo”, un “ragazzo normalissimo” secondo tutti quelli che lo conoscevano.
Dunque c’è un problema anche, forse soprattutto, con i giovani maschi. Abbiamo tutte presente l’orrore, il disgusto per le parole dei giovanissimi violentatori di Palermo, nel luglio scorso.
E il presidente vicario del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ha ricordato in questi giorni che “il 40% dei reati di stalking, maltrattamenti e violenza sessuale è stato commesso da giovani tra i 18 e i 35 anni”.
Da anni i movimenti delle donne, da NonUnaDiMeno alle Case delle Donne, alla rete Di.Re, donne in rete contro la violenza, a centinaia di collettivi e gruppi, denunciano e dicono quello che tutte e tutti dovremmo fare, a partire dalle istituzioni.
La Casa delle Donne di Milano partecipa con una delegazione alla manifestazione nazionale di NonUnaDiMeno a Roma alle 14.30 al Circo Massimo “Transfemministə ingovernabili contro la violenza patriarcale”.
10:30 12:00 | Niki de Saint Phalle. La resilienza delle donne. Lezione d’arte di Filomena Rosiello |
11:00 13:00 | Leggerezza potente. Attività del Gruppo Benessere |
15:00 16:00 | Donne in Musica. Esibizione di Anna Teresa Dell’Orto e del Coro della Casa delle Donne |
15:00 17:00 | La scuola ci unisce e ci dà forza. Attività della Scuola di italiano Francesca Amoni |
16:00 17:00 | Apartheid di genere. Aggiornamento sulla situazione delle donne afghane con il Cisda |
17:15 19:00 | Incontro con Lea Melandri con un dialogo tra diverse generazioni di femministe sulle origini della violenza. Partecipano le giornaliste di GiULia (GIornaliste Unite LIbere Autonome) che da anni analizzano il modo in cui i media raccontano le donne. |
19:00 | Flash mob nella piazza antistante la chiesa di Santa Maria Incoronata |