di Carla Bottazzi e Filomena Rossiello

Mercoledì 4 dicembre 2024, Martina Alessia Parri ha presentato nello Spazio da Vivere della Casa delle Donne di Milano il suo libro dal titolo molto eloquente ‘Mi senti?’ una raccolta di tre monologhi della drammaturga slovena Simona Semenič, tradotti da Martina. Il volume è co-curato dalla Prof.ssa Anna Maria Monteverdi, docente di Storia del Teatro-Drammaturgia multimediale all’Università Statale di Milano, edito da Editoria&Spettacolo (2024).

Durante la serata, hanno affiancato l’autrice la stessa Anna Maria Monteverdi; Giulia Morelli sceneggiatrice, curatrice editoriale, coautrice del podcast letterario Mis()conosciute Scrittrici tra parentesi  già ospiti della Casa in una precedente occasione e l’attrice Chiara Giudici, bravissima come Martina Alessia Parri nella lettura scenica di parte dei tre monologhi: ‘Io, la vittima’ – 2007, ‘Dammi di più’ – 2009, ‘La seconda volta’ – 2014.

Per noi, l’incontro con questa straordinaria drammaturga e performer slovena che è stata in collegamento per tutta la serata, è stato un’entusiasmante scoperta nonostante che la Casa delle Donne sia da sempre in relazione con il mondo del teatro, non solo milanese. D’altronde, Martina stessa ci dice che in Italia Semenič è ancora poco conosciuta benché affermata e pluripremiata a livello internazionale, pubblicata e tradotta in diverse lingue.

Ma riportiamo qui alcune note scritte dalla stessa Martina Parri sul suo progetto e su Simona Semenič:

‘Simona – che ho avuto piacere di incontrare, conoscere e con cui ho poi collaborato direttamente in occasione della messa in scena di due suoi testi al Festival dell’Eccellenza al Femminile del Teatro di Genova – è autrice di una drammaturgia che lei definisce performativa, che si fa carico di rivelare la violenza sistematica entro la società contemporanea (insito nelle dinamiche del sistema politico, economico, culturale, familiare, relazionale) e di dar voce alle vittime e categorie oppresse della società, spesso problematizzando lo stesso ruolo e meccanismo di vittimizzazione con l’arma del sarcasmo e l’autoironia. Affronta poi tematiche connesse a questa violenza che si riflettono nelle guerre, nel sistema familiare, nelle istituzioni, nel sistema sanitario, affrontando temi tabù in modo provocatorio. Una poetica che si compie sia dal punto di vista dei temi e dei contenuti che nella forma. L’autrice gioca con le regole che impongono agli elementi del testo dei ruoli gerarchici facendo parlare in prima persona gli elementi del testo secondario – testo non dialogico come didascalie e nomi dei personaggi – ma anche abolendo punteggiatura, uso di maiuscole e minuscole che danno alle parole un ordine di importanza. Nelle sue performance utilizza il dispositivo scenico per sperimentare una ricombinazione degli spazi e dei ruoli a esso connessi – usando la struttura del testo e del teatro come metafora della società, facendo emergere come alcuni meccanismi di violenza e oppressione siano insiti entro la stessa struttura sociale.

La sua drammaturgia ingloba una grande varietà di temi e forme, passando dalla testimonianza storica alla narrazione, dalla finzione all’autobiografia, dalla poesia alla saggistica andando a comporre testi ibridi e stratificati, ove ogni elemento è attivo e partecipa alla creazione di significato. Il tutto, essendo Semenič donna e parlando spesso in prima persona. I suoi testi danno voce e visibilità al nascosto, al silenzioso, all’oppresso (da qui il titolo “mi senti?”) e spesso vedono come protagoniste categorie emarginate e “vittime” del sistema patriarcale.’.

Inoltre:

‘Simona Semenič ha svolto e svolge un attivo lavoro di promozione della sperimentazione drammaturgica sul territorio partecipando a progetti collettivi e organizzazioni di stampo femminista, come l’organizzazione City of Women  che richiama l’attenzione sulla disuguaglianza di genere e la discriminazione nel settore creativo e nelle forme precarie di lavoro culturale’.

Ancora Martina:

È stato a cavallo tra il 2020-21 che, per la prima volta, mi sono imbattuta nel lavoro di Simona Semenič quando ho deciso, sulla scia degli studi di Anna Maria, allora mia relatrice, di dedicare la mia tesi allo studio del teatro sloveno. Nonostante la pandemia, sono partita per Lubiana per fare ricerca su un argomento ancora inesplorato dagli studi italiani. Quando ho scoperto Simona Semenič, sono rimasta completamente stregata dal suo teatro. Mi sono trovata di fronte a un modo di scrivere assolutamente originale e a una drammaturgia di indiscutibile valore artistico. Una scrittura provocatoria, ironica, irriverente e un’opera che, sperimentando ed esplorando territori di confine, si addentrava in argomenti tabù andando oltre le convenzioni sociali. Ricordo che la prima volta che ho letto un suo testo ho pensato: “voglio portarla in Italia”, voglio vederla in scena. Avevo il desiderio di parlarne con qualcuno, condividere i miei pensieri e le riflessioni che mi stimolava la lettura di questi testi e questa drammaturgia.’.

Vogliamo ricordare anche questa nota significativa su Semenič:

“Al Festival Exodos del 2003, collabora per la prima volta con il regista italo serbo Ivan Talijančić, in qualità di drammaturga, per la messa in scena di ‘Cleansed’ dell’autrice britannica Sarah Kane. Lo spettacolo non è solo il modo, per il regista, di rendere omaggio all’amica, tragicamente scomparsa il 20 febbraio del 1999, ma segna anche un momento fondamentale entro il percorso di Simona Semenič.”.

Per finire, le parole di Simona Semenič da ‘Mi senti?’:

‘’Ciò che hai davanti è di fatto la mia autobiografia in tre spettacoli.

Autobiografia semplicemente perché è una raccolta di tre miei testi autobiografici che costituiscono la base per tre miei spettacoli, o performance, come si chiama oggi questo tipo di teatro. Gli altri miei testi sono arrivati a un maggior numero di persone, sia sul palcoscenico dei teatri che nei libri. Questi testi, tuttavia, sono diversi sia in termini di contenuto, ovvero scritti per essere interpretati da me, che per la forma, che può essere drammatica oppure no.

Ho scritto e messo in scena Io, la vittima. nel 2007, Dammi di più nel 2009 e La seconda volta nel 2014. Si tratta di testi autobiografici in cui – come mi sono accorta dopo averli riletti – affronto per lo più temi legati all’autorità. A partire da esperienze personali, questi tre testi bene o male criticano il sistema in cui viviamo attualmente.

Insomma, so che non devo intrattenerti a tutti i costi ma, come puoi vedere, sono piuttosto arrabbiata con questa nostra compagnia che tiene le redini, chiamiamola compagnia dei cocchieri. E grazie a Dio esiste l’articolo 39 della Costituzione, che mi permette di parlarne senza temere di incorrere in sanzioni di alcun tipo.’’

Cosa possiamo aggiungere se non che abbiamo visto in sala molti volti nuovi, tante persone giovani e avvertito un entusiasmo condiviso per il lavoro della bravissima poliedrica Martina Parri (alla quale si deve anche la copertina del libro) e la speciale personalità e la forza di Simona Semenič? Ci mettiamo anche un invito ad approfondirne la conoscenza, in attesa di vederla presto presente sulle scene dei teatri italiani.

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foto di @carlabottazzi