di Veronica Tosetti*.
È un martedì sera e un gruppo di donne, di età compresa tra i 22 e i 46 anni, si ritrova nella sede della Casa delle Donne per seguire un corso. Non è il solito corso di yoga, né un ritrovo per lavorare a maglia, ma una serata insieme per imparare le tecniche base di djing. Dietro la cattedra – che in questo caso è una vera e propria consolle – c’è una delle più famose dj presenti sul territorio, Missin Red, nome d’arte di Federica Zamboni. Lo spazio e l’impianto audio ci sono, la curiosità e la voglia di imparare anche di più.
Parisina ha 72 anni ed è una delle fondatrici della Casa, nonché responsabile del progetto, e mi racconta che ha sempre desiderato imparare “a fare dj”, vedendolo fare al figlio. Virginia, un’altra socia della Casa, le propone quindi di inserire nella programmazione un corso con Missin Red e così nasce il progetto che nel febbraio 2023 inaugura la sua prima edizione.
L’obiettivo del corso è quello di imparare le tecniche base del mixaggio live, la terminologia, la strumentazione: insomma capire che cosa fa un* dj e come iniziare. Per alcune, nonostante la fortissima curiosità, si tratta di un mondo completamente da scoprire. Non stupisce, considerato che i pregiudizi sul* dj sono tanti e la maggior parte dei fruitori non ha idea di cosa faccia un* dj dietro la consolle. La prima tornata raggiunge un successo talmente clamoroso che sono necessarie altre due edizioni per accontentare tutte le richieste. Ma cosa ha portato queste donne a frequentare un corso di dj?
Elena mi racconta che conosce Federica dai tempi dell’università e da allora l’ha sempre seguita nella sua carriera di dj. “In quanto appassionata di musica, era una vita che cercavo un corso del genere” mi confessa. A novembre ha compiuto 46 anni, che ha festeggiato proprio durante una serata del corso, durante la quale insieme abbiamo stappato una bottiglia di bianco.
“Non posso chiederti se lo rifaresti, perché l’hai già rifatto!” le faccio notare. “E io continuerei!” ribatte. “Perché c’è sempre qualcosa da imparare. Intanto condividiamo tanta musica ed è sicuramente una ricchezza”. In effetti uno dei punti di forza di studiare djing insieme ad altre persone è anche aprirsi ai gusti delle altre. “Fare djing è un’attività individuale” mi spiega Federica, che aggiunge: “Se si riesce a creare una situazione di supporto, secondo me significa che l’obiettivo è stato centrato”.
Milanese doc, nei primi anni Duemila Federica Zamboni, oltre al corso di laurea in storia dell’arte, frequenta la scuola di jazz e canto. La musica reggae è la sua passione. Studiando da autodidatta e formandosi alle serate nei centri sociali d’Europa, e non solo, forgia lo stile che oggi è molto conosciuto e apprezzato, che unisce tanti generi diversi (hip hop, RnB, dancehall per lo più che siano più ricercati o più contemporanei e inclusivi.
“Ad oggi ho fatto 1.740 date da quando ho iniziato a contarle nel 2012” mi rivela. “Una delle ultime, tra le più memorabili, è stata il Capodanno 2025 in Piazza Maggiore a Bologna, con circa novemila persone. È stato bellissimo. Le occasioni più grandi in cui ho suonato di solito sono le manifestazioni, e lì lo spirito è diverso. Per me la condivisione del momento è l’aspetto che conta di più di questo lavoro, non la personalizzazione.”
“Le donne si avvicinano di meno al mondo del djing?” le chiedo. “Adesso le donne si fanno avanti, ma è cambiato molto negli ultimi anni. Io avevo iniziato nell’ambiente reggae, che comunque ai tempi era ancora chiuso alle donne. Sono stata bravina” dice ironicamente. “Sono contenta che negli anni le cose siano cambiate, che adesso ci siano, ad esempio, anche i movimenti di ballerine e quindi per le donne stia diventando più sicuro anche andare a ballare.”
Dal 2014 Missin Red ha iniziato a insegnare dj. Ha cominciato con il Centro per Giovani di via Forze Armate a Milano, un progetto che va avanti da allora e a cui è molto legata, perché riesce a essere un momento di aggregazione e integrazione per ragazzi delle medie.
“Dell’insegnamento mi piace il fatto di mettere a terra delle idee, cercare di imparare le cose insieme e fare un percorso. E il momento che mi emoziona di più è quello della festa. Come se fosse una cartina tornasole: non è tanto importante se si fanno errori, ma riunire gli amici e condividere questo momento con gli altri.”
“Poter guardare una persona esperta che lo fa tutti i giorni della sua vita è importante per imparare, aiuta veramente tanto” mi dice Diletta, la più giovane del gruppo che fa ancora l’università e si immagina a suonare alle feste in casa di amici prima di arrivare, un giorno, a suonare nei locali. Anche Caterina sogna di poter continuare e di arrivare a produrre musica, oltre a suonare live.
Il corso lo ha particolarmente apprezzato anche per l’aspetto emotivo: “Arrivo con mille paranoie della settimana lavorativa, ma qui suono e mi svuoto completamente. Consiglio questo corso anche come terapia” dice un po’ scherzando e un po’ no. Le fa eco Laura, 30 anni, che lavora nell’HR: “La musica è la mia malattia e la mia cura. Ho voluto iscrivermi perché sono arrivata al punto che voglio condividere con altre persone tutta la musica che sono arrivare a conoscere. È un desiderio fortissimo”.
Giuliana, che ha 36 anni e fa la ricercatrice di sociologia, mi confessa: “I momenti di incontro tra donne un tempo erano limitati alla cucina, dove si poteva parlare liberamente. Fare un corso di dj per donne per me significa trovare un momento di aggregazione importantissimo”. Nonostante ci si trovi in una nota associazione femminista, Giuliana sottolinea come non si sia mai percepita alcuna pressione: “Sei in un contesto femminista, lo si respira nell’aria, ma non c’è stata nessuna imposizione ideologica in merito”.
E io, cosa ho imparato? Sono dovuta arrivare a 34 anni per concedermi il diritto di pensare che la mia passione per la musica poteva diventare un buon punto di partenza per provare a mettermi anche io nella postazione del* dj. Come per ogni pratica che si comincia da zero, tocca fare appello a tutta la propria umiltà e fare continuamente i conti con le frustrazioni. Preparando per settimane la tua prima esibizione davanti ai tuoi amici, insieme ad altre donne come te, impari soprattutto che fare musica non è mai una faccenda individuale.
Tutte le foto sono di Gabriele D’Alessio e pubblicate per gentile concessione dell’autore.
*Veronica Tosetti lavora nella comunicazione e divulgazione scientifica. Collabora con ilLibraio.it e ha scritto di libri, arte e cultura pop per “Vanity Fair Italia”, “The Vision”, “Rolling Stone”, “Osservatorio Balcani Caucaso” e altre webzine. Ha esordito scrivendo su “Soft Revolution Zine”, tramite al quale ha ricevuto la migliore formazione femminista possibile