Valeria Palumbo
Veronica Franco: la cortigiana poeta del Rinascimento veneziano
2019, Enciclopedia delle donne, Milano

“Se la mia fortuna il comportasse, io farei tutta la mia vita e spenderei tutto ‘l mio tempo dolcemente nelle accademie degli uomini virtuosi…” Con questi versi di Veronica Franco, l’autrice apre l’introduzione di questo libro così circonstanziato e illuminante sui desideri e le aspirazioni di una donna del ‘500 a Venezia, cortigiana ‘onesta’ per le vicende della sua vita, e poeta, scrittrice, musicista per sua volontà e talento, celebre in vita anche oltre i confini della sua città, di cui era innamorata, se nobiluomini e artisti anche stranieri, lo stesso futuro re di Francia, Enrico di Valois furono richiamati al suo amore, per la fama di bellezza e ‘gentilezza’ del poetare.
Condizione particolare quella di cortigiane ‘oneste’ a Venezia, donne dedite alla prostituzione d’alto livello, e a cui era richiesta garbo, cultura, raffinatezza, che vivevano nel lusso garantito dai ricchi amanti anche se sempre alla mercè, e che esercitavano una libertà di costumi, invidiata anche dalle nobili dame della città, ingabbiate da regole e divieti. Una delle poche possibilità per le donne di allora di accedere ai templi e al tempo della cultura e delle arti, sia pure a beneficio del diletto della buona società maschile, ma anche di artisti, poeti, con cui nei loro salotti venivano in contatto e con cui potevano avere scambi intellettuali. Come le etere del mondo greco ad Atene: ad Aspasia, l’amante di Pericle fu paragonata Veronica, per l’intelligente energia e creatività, per il sentimento politico nei confronti di Venezia, per la disponibilità all’aiuto di altre donne. Un affresco sorge dal libro, della sua persona e della Venezia rinascimentale, all’apice, già un po’ decadente, del suo splendore, illuminata e sordida al contempo, al crocevia di traffici d’uomini e merci, per cui
l’attività in questione era regolata sì ma con creanza, per i lauti proventi che ne venivano alle casse della Repubblica. Le cortigiane in città erano quasi un decimo della popolazione, tra esaltazioni e vessazioni, spesso subivano anche riti stupratori di gruppo.
Alla cultura e all’arte del Rinascimento parteciparono molte donne, sia pur ‘con le mani e le gambe legate’, un numero molto più alto rispetto al passato, in relazione anche ai pregiudizi, agli ostacoli, alle persecuzioni che dovevano affrontare… ‘intellettuali, scrittrici, pittrici, rimatrici, musiciste, cantatrici, ma anche teologhe, filosofe, moraliste’ ribadisce Valeria Palumbo, dedicando due capitoli alla poesia, prosa e musica femminile nel ‘500 in Italia. Venezia in prima fila a favorire con la sua maggior apertura questo sia pur difficile fiorire, ancora in gran parte inesplorato… “Lunge da lei, di nullo altro ben godo…” scrive Veronica Franco nella sua opera più nota, le Terze rime, ben consapevole della bellezza e della libertà che la sua città le consente.
Anche se dietro questo fulgore stavano pur le pene e le incombenze, fu la madre stessa, meretrice, a introdurla nell’ambiente, Veronica subirà anche un processo dall’Inquisizione per stregoneria, sorte frequente tra le cortigiane, avrà sei figli, morirà di febbri nel 1591, a soli 45 anni.
Ma consapevole fino in fondo del suo valore… che troverà riscoperte e riscontri, Croce stesso scrisse… “ La Franco impersona veramente in una sua particolare manifestazione lo spirito del Rinascimento”.
Valeria Palumbo, giornalista e storica delle donne, con enciclopediadelledonne.it ha già pubblicato “Le donne
di Alessandro Magno” e nel 2018 “Piuttosto m’affogherei. Storia verttiginosa delle zitelle”.

Rita Bonfiglio